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diario di bordo
di un traduttore appassionato
di parole e vita
 
Verba manent (Zu) 
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Percepire, esprimere, confrontarsi e crescere, perché la condivisione raddoppia il piacere.


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This is my blogchalk:
Italy, Lombardia, Milano, Bovisa, Italian, English, French, Zu, Male, 36-40, words, music.

 
*
Il blog è un apostrofo che rende pubblico un diario segreto,
per cui si passa dall'io che soffre all'io che s'offre.

(Zu)




30.12.02

 
/|\

Porte chiuse di netto non esistono nella realtà cronologica. Così, se dell'imminente passaggio da un anno all'altro coglierò con piacere la pallida simbologia, mi riuscirebbe però difficile inscatolare nel contenitore palindromo che sta per concludersi un pezzo a sé stante del mio cammino individuale.
Allo stesso modo, non mi è venuto spontaneo isolare un evento particolare associabile al nostro 2002, come chiedeva Pino Scaccia.
O forse il fatto è che al momento mi sento un po' troppo ripiegato su questioni, vicende, incombenze personali e ho semplicemente voluto evitare di immortalare un raggomitolamento.
Pudore? Zu?! Vabbe', se proprio vogliamo aggiungere un tassello alla tanto vituperata autoreferenzialità delle pagine aggiornate in rete, potremo sempre dare un'occhiata all'autoanalisi dei blog 02 a cura di Ludik, che mi ha fatto l'onore di pubblicare anche le mie considerazioni in merito.*

* tratte dall'intervista che mi dedicò Blog Oltre.


28.12.02

 
Siamo per sempre coinvolti

Sul calendario la giornata di oggi 28 dicembre è dedicata ai santi Innocenti martiri. Sono quelli della strage prescritta da Erode nel tentativo di eliminare il suo potenziale concorrente, il futuro re dei Giudei. Non fu certo la prima, visto che le stesse Sacre Scritture riportano precedenti illustri: la carneficina ordinata dal sovrano babilonese Nimrod, cui scampò miracolosamente Abramo, fu almeno altrettanto efferata.

Nel romanzo La chute, Albert Camus in un dialogo al bar fa dire a un suo personaggio che Gesù si sentì sempre irrimediabilmente in colpa per i neonati uccisi in sua vece. Al di là della constatazione che spesso l’enunciato geniale si fonde con la crudeltà del dire, la questione implicitamente posta è quella del senso di responsabilità. Fin dove arriva? Dove dovrebbe arrivare?
Siamo responsabili di tutto di fronte a tutti* è un assunto da prendere in considerazione, ma saremmo capaci di portarne il fardello quotidianamente?

Già avverto un peso insostenibile immaginando di voler calibrare ogni singolo gesto in funzione delle ripercussioni indirette che le mie piccole o grandi scelte avranno all’altro capo del mondo: sapendo che mangiando carne affamo gran parte dei miei simili, privandoli dei cereali che ne assicurerebbero la sussistenza per conferirli invece all’alimentazione dei bovini che impazzano (in tutti i sensi) dalle nostre parti; sapendo che accendendo la luce consumo fonti energetiche in via di esaurimento oppure produco scorie non smaltibili per innumerevoli generazioni; sapendo che… No, non ce la faccio. Essere massimalisti è troppo, volere troppo porta al pugno di mosche e a seguire le mosche alla fine ci si ritrova nella merda.

Ripartire dal piccolo, invece, è una via ipotizzabile. Compiere i passi che ci sentiamo di fare, coprire percorsi alla nostra portata. Magari intuendo la presenza di erte, pareti, cime che forse prima o poi riusciremo ad affrontare, a scalare, a raggiungere.
Come lo zucchero a velo sul pandoro, una dose di consapevolezza sempre presente e sempre crescente con cui spolverare i nostri comportamenti di ogni giorno ci aiuterà a contribuire al miglioramento della nostra e dell’altrui esistenza. Fare ciò che rientra nelle nostre capacità, ma continuare a farlo, sarà cosa sufficientemente buona e giusta nonché esempio ispiratore.
Basterà ricordarsi che la vita non è una questione di dare e avere, ma di essere e fare.**

Sapendo che anche la più bella spiaggia del mondo è fatta di minuscoli granelli di sabbia messi uno vicino all’altro, vi va di provare a costruire un elenco di piccole cose, azioni, scelte utili a noi e a questo mondo?


* citazione di un autore russo da parte di un diarista telematico che al momento non mi è possibile individuare (mi trovo alle prese con una connessione precaria in un paesino precario, fors’anche in un momento precario);
** neanche per questa ricordo chi debbo ringraziare… scusate.


27.12.02

 
Aria, motivetto, improvvisazione

Mai vorrei lasciare il tepore uterino del letto il mattino presto, ancor meno in un giorno festivo. Ieri però ho dovuto farlo, perché il blocco del traffico h. 8-20 per le auto non catalizzate mi ha imposto di lasciare Milano di buon’ora.
Non è certo un’idea meschina quella di procedere a ogni possibile tentativo per rendere meno fetida l’aria qui da noi.
D’altro canto è innegabile che il provvedimento di blocco a oltranza sia più di facciata che di sostanza. A Milano saremo in dodici con l’auto non catalitica, senza contare che nei prossimi giorni molti saranno comunque assenti dalla città o quantomeno dai suoi consueti rituali lavorativi e commerciali.
Inoltre, ancora una volta, il dispositivo regionale viene emanato in un contesto di improvvisazione, scevro da qualsivoglia parvenza di programmazione e di consapevolezza. Di certo il problema dell’inquinamento dell’aria non può essere esposto né tantomeno risolto in poche righe, però possiamo dire che la direzione in cui l’autorità competente si muove o finge di muoversi non è una di quelle che potrebbero portare a un miglioramento strutturale.
Per le problematiche legate a traffico automobilistico e viabilità in ambito urbano, rimando agli articoli e ai libri di Guido Viale, soprattutto a Tutti in taxi. Demonologia dell’automobile. Quanto all’inquinamento da gas combusti, vorrei sottolineare l’azione di Beppe Grillo, che giorni fa in solidarietà agli operai Fiat in odore di licenziamento si è presentato a Torino con un’automobile che consuma solo 2 litri di carburante ogni 100 km. Senza dimenticare che mai è stata condotta una ricerca per tentare di rendere sicuri e commerciabili i veicoli a idrogeno (anch’essi propugnati dal saggio comico genovese). Un capitolo a parte meriterebbe l’impiego dell’olio di colza come carburante alternativo al gasolio nei motori diesel (progetto propagandato dalla famiglia Fo e attuato da alcune amministrazioni pubbliche emiliane).
Nel frattempo, tornando alle misure immediate, la mia modesta proposta sarebbe quella di un blocco totale del traffico privato un giorno ogni 6 oppure un giorno ogni 8: un calendario stabilito con larghissimo anticipo permetterebbe a tutti di organizzarsi per tempo. Oltre a far respirare un po’ la città, si stimolerebbe la ricerca o l’attuazione di soluzioni alternative all’antieconomica e antiumana scatola su quattro ruote.

P.S.: tempo addietro avevo già esposto questa piccola idea su VERBAMANENT, il weblog pubblico italiano, di cui avevo scoperto l'’esistenza grazie a un articolo di diario pochi giorni dopo avere aperto questa pagina. Oggi ancora diverse persone le confondono: a me Verba manent piace, ma secondo voi dovrei cambiare nome?


25.12.02

 
/|\

Quando dunque diciamo che il bene è il piacere, non intendiamo il semplice piacere dei goderecci, come credono coloro che ignorano il nostro pensiero, o lo avversano, o lo interpretano male, ma quanto aiuta il corpo a non soffrire e l'animo a essere sereno.
Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza.

(Epicuro, Lettera sulla felicità, versione di Angelo Maria Pellegrino)


Lo so, però oggi, dopo l'apertura dei regali messi nottetempo sotto l'albero per lo stupore di grandi e piccini,
mi sono mangiato quattro piatti di cappelletti fatti in casa.
...
Auguri!


24.12.02

 
Ho letto questi versi nella pagina di Pupa e trovo che siano un bel regalo di Natale, con una dose di umana malinconia in una visione di speranza universale e tanta tanta poesia.

le persone come le onde del mare.
mai nessuna uguale
mai nessuna ritorna.

ognuna è l'onda
per l'eternità di un istante.
nessuno muore,
solo ritorna mare.

come un bambino il mare
sulla riva gioca
ad ogni flusso
a diventare onda.

così, a volte, qualcosa dentro di noi
ha nostalgia di quell'immensità
e si ricorda di essere mare.


23.12.02

 
____/ Coniati da vomito \____
> ircocervi linguistici dettati dalla pigrizia <

Nella sempiterna caccia agli OLGM, nuovi contributi e molte grazie a:
  • Ilaria: performing una volta l'ho tradotto con "prestazionale"; essere committed con "impegnarsi"; exploitare con "sfruttare (al massimo)".
  • Claudio Palmieri: scrivo per segnalare un termine in "linguaggio informatico" che viene, sfortunatamente, usato spesso negli ambienti di Ricerca Scientifica: "plottare" = tracciare un grafico. Al colmo dell'orrido pero' sono arrivato quando ho sentito usare il termine-mostro: "pastare" (da paste) = incollare. Inoltre mi sono imbattuto in "blinkare" = lampeggiare.

Sempre nella pagina Zu, lessico dislessico... è stata arricchita la sezione Le traduzioni inutili, grazie anche agli interventi di [personalità confusa].


P.S.: di recente vari inconvenienti hanno funestato le mie avventure informatiche, quindi potrei aver smarrito e trascurato di pubblicare qualche contributo. Me ne scuso e vi invito a riproporvi. Se così non fosse, tanto meglio, ma l'invito a partecipare continua a valere.


22.12.02

 
immagine da www.librerieprogetto.it Tra letture e riletture, io che di solito mi tuffo in un libro alla volta, ne ho diversi aperti in giro per casa. Credo 4 in contemporanea sia un record personale e magari significherà qualcosa, forse che non ce n'è uno che mi avvinca totalmente, o abbastanza da monopolizzare la mia attenzione. Comunque sia, i titoli sono: Gli uomini del libro di Giacoma Limentani (leggende ebraiche nella tradizione del midrash, con un'introduzione interessantissima), La febbre del ragno rosso di William S. Burroughs (tra lemuri e libertà, tra visione e allucinazione, una rilettura che sa di esplorazione) e Il gioco del rovescio di Antonio Tabucchi (il cerebrale che non perde l'umanità), tutte vecchie conoscenze ripescate dopo anni; più un signore che in teoria dovrei aver studiato al liceo, ma del quale in realtà mi fu trasmessa solo un'immagine di volta in volta fumosa, distorta o distante: Friedrich Nietzsche. Lo sto perlustrando cautamente, meditando sugli ispirati e spesso spiazzanti enunciati di Così parlò Zarathustra. Non ho alcuna fretta di terminarlo, giacché non di diversione si tratta, bensì di scandaglio nei propri abissi. E ringrazio il momento in cui incappai nelle prime pagine di un blog che a quanto pare ha smarrito gli archivi, ma per fortuna non il vigore: quello di mariemarion, che all'inizio della sua avventura telematica riproponeva e commentava il suo Nicce, incuriosendomi fino a invogliarmi.


21.12.02

 
/|
Una cosa che mi manca da fare è scrivere una frase nel cesso di un autogrill.
Dato che sto per uscire e ne avrei due papabili, mi aiutate a scegliere?
1)
Arriva l'inverno
feroce stagione
non cambio quaderno
ma infilo un maglione.

2)
Son così testadicazzo che se non scopo per un po' di giorni mi s'annebbia la vista.
Scrivetemi o commentate, non fatemi ripiegare su "W la figa" e "Scemo chi legge".


20.12.02

 



Il transfuga noblogo, a quanto pare, stanotte ha dormito in tenda.



 
Asterischi d'occasione
Natale, siamo tutti più buoni: assaggiamoci!
(Zu)


19.12.02

 
/|\

Poche righe fa parlavo di interazione... e oggi ho lasciato tracce gentilmente pubblicate:
  • da Barsauro ("Silvio Berlusconi ha ragione");

  • da Pino Scaccia (Inquestomondodisquali sta ospitando un dibattito sulla follia dei blog, che tocca anche i temi pazzia e verità: roba da matti!).


 
Chi ben comincia...

Qualche volta colpisce. Altre scorre via liscio. Altre ancora lo si riscopre alla fine, con occhi diversi.
Sto parlando dell'incipit, l'inizio dei libri. L'amo che adesca definitivamente occhi già ben disposti, già catturati da altro (nome dell'autore, titolo, copertina, risguardo, note, articoli, il tam tam dei consigli...). Il pugno che vuole stecchire, la voce che desidera invogliare, il personaggio che intende imporsi, l'autore che mira a mostrarsi, il racconto che non si decide a incominciare, l'assurdo che spiazza provocante, la parola che rimanda ad altre... c'è di tutto. E ci possiamo trovare di più. Vero?

Come cominciano i libri mi affascina talmente che da qualche tempo, ogni volta che finisco di leggerne uno, ho preso l'abitudine di ricopiarne i primi paragrafi e inviarli all'Incipitario, contribuendo ad arricchire quell'archivio. Un'altra di quelle cose fatte senza chiedersi il perché, proprio come fa un fiume che si riversa in mare senza troppe menate.
In rete esistono sicuramente altri archivi del genere (questo è un facile assioma), ma con piacere segnalo quello curato da liberilibri, un sito, un blog, una redazione, persone che come me e come altri amano condividere e interagire.

L'interazione è un motore che permette non già di sommare, ma di moltiplicare le idee e le iniziative. E dunque sono lieto di accogliere e diffondere la segnalazione di un blog fatto solo di incipit. Mi scrive Daria: "non ha nessuna funzione, se non quella di fare emergere bei libri, e dare un piccolo contributo per le citazioni in blog o per piccoli scrittori in cerca di confronto". E ti pare poco? Ah, è aperto a contributi. E mi pare bello.


18.12.02

 
De bello fallico
teste come quelle andrebbero tenute chiuse nei pantaloni...


"Secondo te quando l'Italia entrerà in guerra a fianco degli Stati Uniti le case terremotate in Molise saranno già state ricostruite?"
Questo è il sondaggio che ho lanciato su Tomato Republic, la pagina che oggi ospita noblogo.

_____/\__________/\__________/\_____


Mi rendo conto di quanto sia difficile rispondere così, su due piedi: per questo vi invito prima a saltare su una mina antiuomo.

Riguardo alla guerra, se volete approfondire il discorso ampliando la prospettiva, andatevi a leggere l'intervista di Pietro Busalacchi a Leonardo.


17.12.02

 
Verba manent
ospita

noblogo - weblog geneticamente modificato - è perseguitato dalla WIA (Web Intelligence Agency) ed essendo il suo essere fatto di bit, ossia di file, per difendersi si è sparpagliato per il web in modo da rendere impossibile seguire le sue molteplici tracce
...bzzz…bzzz…trakkete…trakkete...bip…bip…bip
Ciao Zu, davvero mi ospiti?


Certo, come potrei negare rifugio a un neonato?

Allora qui posso dire quello che voglio?

Perché, cosa ti preme dire?

Beh, in realtà più che dire vorrei fare, cioè giocare...

E tu gioca.

E con chi gioco? Qui tutti sono occupati a fare altro. Papà Pietro non mi dà retta perché ha da fare le interviste...

Gioca con gli altri bambini allora.

Non li ho trovati. Anzi, li avevo trovati, ma avevano da fare.

Dovevano fare i compiti?

No. Tre dovevano cucire palloni, due chiedevano l'elemosina, uno non poteva...

Gli hai chiesto perché non poteva?

Sì, però non mi ha risposto: aveva il labbro gonfio e un occhio nero.

Ho capito. Senti, noblogo, resta pure un poco qui e riposati. Domani vado a cercarti qualcuno con cui giocare...

...bzzz…bzzz…trakkete…trakkete...bip…bip…bip...bzzz…bzzz…zzz…zzz…zzzzz

Ssshhhhhh!


16.12.02

 
Slalom da marciapiede

In una scena memorabile raccontata da Daniel Pennac nel primo capitolo di Monsieur Malaussène, un appartamento viene riempito di quintali di pannolini carichi di merda d'infante. Quello è un trattamento da studiare e riproporre: sarebbe un discreto contrappasso per chi fa defecare il proprio quadrupede sul marciapiede.
Qui da noi c'è di che inorgoglirsi: se solo fosse vivo, Dante in queste strade avrebbe trovato in abbondanza, lungo quel che rimane dei marciapiedi invasi dai mezzi gommati, di che condire le Malebolge.
Parlo di quel che vedo e incontro ogni giorno, quando il percorso da casa a scuola o all'asilo è per i bimbi un cimento, onde evitare l'orrendo calpestio, la fetida scivolata, quel marchio sotto la suola che rovina una passeggiata, ti rallenta se vai di fretta, contrassegnando lo zoppichio susseguente con un contrappunto di variopinte bestemmie.
Loro, i bipedi con guinzaglio, non si sforzano di indurre l'incolpevole canide a scaricarsi nella cunetta, dove perlomeno una volta alla settimana il lavaggio strade fa piazza pulita. E ovviamente, salvo rarissime e già encomiate eccezioni, manco si sognano di utilizzare la paletta... Forse soffrono di quel timore espresso da una battuta di Daniele Luttazzi che più o meno diceva: "Se un extraterrestre mi vedesse raccoglierne la cacca, penserebbe che qui da noi il cane sia la specie dominante".
Niente da fare, dunque, se non vociare ai piccoli che corrono giulivi: "Attenti alla merda!", e forse è la migliore lezione di vita.


15.12.02

 
L'erba di centrocampo

Mike del Pallone d'Achille si è proiettato un po' in là con gli anni. Sullo schermo della sua immaginazione ci sono anch'io (grazie!), il che mi fa pensare che un po' di quell'erba il nostro se la sia fumata (e se esistono un bene e un male, è male non passarla ai vicini di blog).
Proprio i blog riguarda il suo intervento, che al di là del pirotecnico stile pallonaro, mi pare reiteri il diffuso bisogno di autodefinizione che sempre investe in un modo o nell'altro un "fenomeno" in espansione. È successo alla prima generazione di blogger, succede ai diaristi telematici di oggi, si ripeterà tra qualche tempo per chi sta per accedere a questo strumento. Il fatto è che di strumento si tratta, dunque ciascuno ci suona e ci suonerà una musica diversa.

Per riferimenti in materia, oltre alla pagina di Ludik, non trascurerei le riflessioni raccolte da Pietro nelle sue interviste e il recente articolo di Palomar.
Quanto ai grandi mezzi di comunicazione, se le telecamere sono ancora di là da venire, qualcuno in avanscoperta c'è già: Arianna Dagnino, ex "bella addormentata", non smette di documentarsi per scrivere di noi sulla stampa nazionale.


 
L'erba del vicino

L'infaticabile Pietro ne ha fatta un'altra delle sue. Interviste, voglio dire.
Su Blog Oltre trovate il suo colloquio telematico con la spumeggiante Giorgia.


14.12.02

 
Bene, ripigliamoci. Ancora bello rincoglionito, a confermare e prolungare l'antico detto: sera leoni, mattino..., ma moralmente impegnato a un resoconto della serata di ieri. E allora lo dico: nonostante il palco angusto, l'energia sonora emanata è stata sufficiente a divertire e poi far dimenare i presenti e addirittura a indurre qualcuno a ingaggiarci. Con grande lungimiranza direi, visto che ci hanno richiesti per... il prossimo ottobre. Nel frattempo però altri concerti si susseguiranno: per ora sono previsti solo a Milano e dintorni (il prossimo è fissato per il 10 gennaio 2003 a Vimercate), ma come dicevo rispondendo a un commento di Massimiliano, non abbiamo preclusioni geografiche...

Questa la scaletta dei brani eseguiti: Hold On I’m Coming, Unchain My Heart, Mustang Sally, Mr. Pitiful, Try A Little Tenderness, Hit The Road Jack, Tu vuo’ fa’ l’Americano, Respect, Make It Funky, A Little Less Conversation, Chain Of Fools, What’d I Say, Flip Flop And Fly, Nowhere To Run, Land Of 1000 Dances, Green Onion - Peter Gunn Theme, Think, In The Midnight Hour, Proud Mary, Papa’s Got A Brand New Bag, Too Many Fish In The Sea, The House That Jack Built, Shake Your Tailfeather, Sex Bomb, Long Train Running, Lady Marmelade, Sweet Home Chicago, Gimme Some Lovin’, Jail House Rock, Everybody Needs Somebody, La Pelle Nera

Ah, riguardo alle immagini, ho seguito il consiglio di Giorgia e mi sono creato uno spazio su digiland.


13.12.02

 
BSM
Black Sound Machine
B l a c k S o u n d M a c h i n e



stasera in concerto, dalle ore 22:30 al
R e v e n g e
Cornaredo (MI) - via San Carlo, 88
Tel. 0293560259

la chiamano la notte più lunga che ci sia...
per questo abbiamo scelto di esibirci il 13 dicembre, santa Lucia:
così saremo sicuri di avere abbastanza tempo per godere con voi suonando, cantando, ballando
sui classici rivisitati della tradizione rhythm & blues, soul, funky e rock'n'roll

sul palco
Zu (voce) - Marina, Roberta, Sara (voci)
Angelo (sax tenore), Mauro (tromba), Mauro (sax tenore), Sergio (sax contralto)
Alfredo (tastiera) - Matteo (chitarra) - Luigi (basso) - Roberto (batteria)


12.12.02

 





Ci sono luoghi in cui il passato irrisolto pesa ancora troppo perché possano essere semplicemente vissuti al presente...


Uno di questi, purtroppo, è Piazza Fontana a Milano.





Con un clic sulla foto si accede alla sezione di Misteri d'Italia dedicata alla vicenda giudiziaria, a proposito della quale tempo fa espressi un piccolo rodimento...





11.12.02

 
L'erba del vicino

Leonardo è uno dei più famosi diaristi telematici italiani e non ha certo bisogno che gli faccia pubblicità. Le sue capacità comunicative, speculative e affabulatorie sono da tempo ampiamente riconosciute e apprezzate, nelle innumerevoli sfaccettature del quotidiano spaziare tra temi diversi, distanti tra loro, ma sempre trattati con l'intelligenza che aiuta a comprendere e insieme stimola a interrogarsi.

La sua "O di Giotto" secondo me è il sonetto da lui inviato come esercizio di stile in risposta all'iniziativa lanciata da zop, l'extraterrestre che rimane in attesa anche dei vostri contributi (io ho già dato).
Penso davvero, come gli ho scritto, che con quella prova leonardo sia stato

leggiadro e ognora nettarino anche rielaborando delle ovvietà


10.12.02

 
Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo
Articolo 1
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Assemblea Generale delle Nazioni Unite, New York, 10 dicembre 1948



9.12.02

 
\|/
Sono passati tre anni. Tre anni o tre giorni, tre minuti o tre secoli, non so. Tu lo sai che il tempo è un soffio che per un po' anima il fango ma che prima e dopo si nutre di luce. Lo sai anche perché la portavi nel nome e nello sguardo.
Con la voce spezzata ti avevo paragonato a un affresco, la cui potente bellezza è dovuta anche al fatto che chi lo esegue deve far prova di decisione, rapidità, concretezza, oltre che di sensibilità.
Ma soprattutto mi ero detto e avevo ricordato a tutti che un'opera d'arte resta comunque un'opera d'arte.
Solo che da allora, anziché all'affresco, occorre pensare al mosaico. Un prezioso mosaico, le cui tessere sono distribuite nei nostri occhi, nei nostri cuori. Nei ricordi della nostra mente, ma anche in ciò che faremo con le nostre mani. E in ciò che siamo e che saremo, con noi stessi e con gli altri.
Per questo continuo a sentirti presente. Grazie, grazie a te e a tutte le mie buone stelle, quelle di luce e quelle in carne e ossa.


 
L'erba del vicino

Pietro Busalacchi, in arte Blog Oltre, intervista il misterioso Palomar.


8.12.02

 
Haiku

Non lascerò qui
che poche mie sillabe:
son diciassette.


7.12.02

 
La lingua batte dove la mente vuole

Svariate volte ho menzionato Lessico dislessico, la pagina che accoglie le rubriche Le traduzioni inutili e Coniati da vomito. Iniziative nate per gioco, ma sostenute da una passione per l'espressione verbale che sono contento di condividere con parecchie altre persone, a giudicare dall'interesse e dalla partecipazione suscitate. Ovviamente mi auguro continuiate a scrivermi, segnalando tra quanto vi capita sott'occhio o vi si palesa alla mente ciò che ritenete debba essere inserito in quelle tabelle.

Negli ultimi giorni ho rilevato con piacere anche in altre pagine accenni a questioni relative al linguaggio.
Per esempio, la già citata Giorgia (..::MU::..), dopo avere messo in discussione le abbreviazioni degli SMS, attacca le storpiature semantiche nelle quali incorre anche chi non dovrebbe farlo.
Oppure Zoeee, che scrive contro l'abuso di frasi fatte, vorrebbe stilarne un elenco e ci invita a contribuire.
O ancora Massimo, che nel celeberrimo dot-coma *:o) mette alla berlina un paio di capriole con le quali la lingua si scioglie nell'incongruenza: Sbrigatevi a stampare la mia paginetta, perché da gennaio 2003 sarà accessibile solo chiamando un numero a valore aggiunto. A costo aggiunto, sarebbe piu' onesto dire. Ma cosa vi aspettate, da un mondo che chiama economia l'insieme delle attività umane volte a produrre e consumare piu' del dovuto al solo scopo di produrre... soldi?.
In precedenza avevo già parlato dell'attenzione rivolta all'uso della lingua da parte di Carlo Annese (Fuori dal coro) e di Manilo (Linee tenui su orde d'ombra).

Se dovessi trovare un denominatore comune, direi che è l'intento di non farsi ingurgitare dall'alienazione linguistica che fa perdere il senso e il controllo di ciò che si dice. Un desiderio condensato in queste parole di Zoeee:
"voglio solo riuscire ad essere più consapevole".


6.12.02

 
/|\

L'altro ieri ho letto un pezzo che mi ha molto colpito.
Datato 4 dicembre, è stato scritto da mariemarion e s'intitola Disconnessione.

Mi ha fatto ripensare al tema del distacco, esperienza comune a tutti noi bipedi pensanti. I distacchi li abbiamo provati o siamo destinati a provarli, da quelli amorosi a quelli parentali, ma soprattutto quelli vitali. Anche se crediamo di doverla affrontare una sola volta, la morte ci si propone e ripropone come tema ogni volta che incontriamo quella degli altri.

All'epoca in cui cantavo con i Fragole & Sangue subii per la prima volta la perdita di un amico, morto in un incidente stradale. Quell'evento fu uno degli spunti decisivi per una canzone che intitolai Ultima fermata. Le parole dicevano:
È irreversibile / Continui addii / Forzati a procedere / Tra il nulla e il nulla
Non c'è niente più in là / Sono solo idee / Illusioni se / Come ieri uno vola giù
Non c'è niente più in là: allora la pensavo così, nonostante quello stesso amico mi fosse poi venuto ripetutamente in sogno sorridendo. Da qualche tempo invece, sia pure con nessuna certezza (e chi può averla?), ho cominciato a credere all’esistenza di dimensioni che non ricadono sotto la giurisdizione dei tradizionali cinque sensi.
E dunque, benché quella canzone continui a piacermi, invece di sentirmi "procedere tra il nulla e il nulla", mi piace ripetere con il saggio Hoshin:
Io venni dallo splendore / E torno allo splendore
(da 101 storie zen)
D'altra parte, a rileggerlo tutto, quel mio testo continuava dicendo:
La rabbia che il fato crea / Sola ci resta / Ci inebria procedere / Tra il nulla e il nulla
Ci inebria procedere tra il nulla e il nulla: già allora, indipendentemente dalla prospettiva limitata a una breve apparizione sulla scena della commedia umana, riuscivo a lasciarmi ubriacare dall’istante presente.
Oggi, recuperando quanto mi appartiene come essere umano che vive e gode qui e ora, aggiungo un verso al motto del maestro zen e dico:
Io venni dallo splendore
Sono nello splendore
E tornerò allo splendore
Sono nello splendore. E se riesco a dirmelo e a scriverlo oggi, nel buio atmosferico e nel grigiore di una giornata in cui ho attraversato senso di insoddisfazione, rimpianti e malinconie, vuol dire che è forte dentro di me ciò che molte ideologie o religioni o discipline vorrebbero invece codificare fuori dal mio essere, tentando di schiacciarlo sotto l’io devo anziché lasciare che si esalti evolvendosi nelle fasi dell’io voglio e dell’io vivo, tanto per fare riferimento alle tre metamorfosi di cui parla Nietzsche per bocca di Zarathustra (da cammello a leone a fanciullo).
...
Basta scrivere per oggi, vado a vivere, perché so che è vero quanto sta scritto nelle solite 101 storie zen:
Non si ripete due volte questo giorno
Scheggia di tempo grande gemma.
Mai più tornerà questo giorno.
Ogni istante vale una gemma inestimabile.
Ma anche senza scomodare gli orientali, sorrido ripensando a come chiude i suoi spettacoli Jango Edwards:
"Today is a special day. You know why? Because every day is a special day!"

Sì, ogni giorno è un giorno speciale.


5.12.02

 
L'erba del vicino

Carlo Molinaro spazia dai testi redazionali alla poesia, spesso eccellendo nell'esprimere la sensualità della sfera più intima. L'ho conosciuto nella Zonker's Zone e sto imparando ad apprezzarne prosa e versi.

Versi come questi:
Il nostro bacio è dentro la canzone:
nessun autunno potrà mai trovarlo.
Noi sì ci prenderà l'autunno nero
ma il nostro bacio non potrà trovarlo.


(da Val Bormida, ottobre)
Prosa come questa:
A una serata di letture, uno del pubblico gli domandò ancora una volta: "A che cosa serve la poesia?"
Molte volte lui aveva lasciato scorrere via quella domanda, aveva dato risposte generiche, innocue. In fondo, lui non amava la polemica, e non era neppure tanto ardimentoso nelle discussioni.
Ma quella sera si arrabbiò.
La piccola platea che aveva davanti gli parve incommensurabilmente stupida.
Batté un pugno sul tavolo. Il pugno fece effetto, perché nessuno se l'aspettava.
Il poeta cinquantenne né ignoto né famoso né giovane né vecchio né mondano né eremita né felice né triste ma solo poeta batté un pugno su un tavolo. E parlò gesticolando.
"A che servono le mele? Forse voi lo sapete". Si alzò in piedi, aprendo le braccia come un albero, scuotendo il capo come per liberarsi da una polvere. "Ma lo chiedereste a un melo? Il melo fa le mele. Non gl'importa nulla - quasi gridava - che siano repellenti o deliziose, nutrienti o velenose, gradevoli o disgustose. Il melo fa le mele. Se fossero anche i meno commestibili dei frutti, se dessero la nausea, se fossero immangiabili, inutili, dannose, il melo farebbe le mele allo stesso modo. Il melo fa naturalmente le mele. Siete voi, voi che sapete a che cosa servono le mele, se sono buone crude o cotte, o per fare una composta dolce, o la marmellata, o un liquore. Voi sapete quali mele preferite, quelle rosse lustre, o quelle verdi ruvide, o le gialle pastose, o le piccole croccanti. Voi lo sapete quali vi piacciono e a che cosa servono. Non è il melo che lo sa. Siete voi a saperlo".
Si sedette, più rilassato. Gli occhi gli brillavano. Prese fiato.
"Il poeta fa le poesie. A che cosa servono chiedetelo a voi stessi. Voi lo sapete".
Gli venne da ridere.
"Il poeta fa le poesie. Andate a farvi fottere".


4.12.02

 
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Vado a fare gli auguri di buon compleanno a un'amica (non dico il nome perché è timida) e il pezzo più importante che le porto in dono è un disegno di mia figlia. È sempre un'emozione dolce vederla interpretare la realtà in pochi ma ricchi tratti o magari edulcorarla adeguandola ai suoi semplici desideri (stavolta è orgogliosa di averci aggiunto una scritta in corsivo, che sta imparando in questo periodo).
La guardo, m'intenerisco e vorrei distillare la capacità di cogliere la magia del mondo circostante. Mi dico: in fondo tu la sai già cogliere, quando ti ci metti. Sì, è vero. Allora significa che il successivo passo da compiere è farlo in automatico, sempre.


3.12.02

 
Ancora sui consumi

So per certo di non essere l'unico ad avere trovato fastidioso lo spot televisivo dell'UPA (Utenti Pubblicità Associati, dunque una pubblicità al quadrato), quello in cui un tizio cammina per la strada in un mondo in bianco e nero con in mano un sacchetto colorato ricevendo ringraziamenti a destra e a manca per avere acquistato, contribuendo a "far girare l'economia".
Questo elogio dei consumi è come minimo stupido, ma per molti addirittura offensivo. Offensivo per chi non può permettersi di acquistare, per chi sta assaggiando qualche ristrettezza economica o una fettina di povertà a causa della congiuntura (che continuando così diverrà una stretta asfissiante). Stupido perché vorrebbe esaltare la concezione di un mercato che nell'immaginario di chi vuole vendere dev'essere sempre in crescita, contro ogni logica.

Oltre che contro ogni logica, una crescita infinita sarebbe contro ogni probabilità di sopravvivenza per il genere umano. Già oggi la sproporzione nella distribuzione delle ricchezze e delle risorse sembra quella annunciata dal Tallone di ferro di Jack London, scritto quasi un secolo fa. Lo spreco assurdo che una parte del mondo si impegna a perpetrare è una beffa per chi stenta a sopravvivere, ma rischia seriamente di ritorcersi contro chi ne è colpevole (noi tutti compresi).

Le strade da percorrere sono molteplici, ma certo l'aumento dei consumi da parte dei ricchi del pianeta non mi sembra la più intelligente. Parecchi anni fa trascorsi qualche settimana ai piedi dei Pirenei in una delle comunità di Emmaus. L'attività consisteva nel recuperare gli scarti. In tutti i sensi: scarti della società erano gli oggetti o i materiali che raccoglievamo, ma anche parecchie delle persone che mi circondavano (a parte me e un altro studente, c'erano ex alcolizzati, ex carcerati, ex vagabondi...). Eppure, recuperando ciò che gli altri avrebbero buttato via, non solo la comunità manteneva se stessa, ma riusciva a destinare una parte degli utili in beneficenza.

Azione e provocazione. Fatti e parole. Esempio e riflessione.


2.12.02

 
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Cos'è la scelta, cosa il destino?
Quanto di ciò che vivremo ce lo costruiamo e quanto ci era già stato destinato?
Impossibile vivere senza libero arbitrio, difficile negare una certa dose di predestinazione.
Come al solito, ce la caviamo con un salomonico equilibrio... forse.*

* forse è una parola che in rete è oramai difficile pronunciare senza andare col pensiero a Buiobuione


1.12.02

 
Fiocchetto rosso

Il primo dicembre è la giornata mondiale di lotta all'AIDS. Lo dico perché è giusto ricordarlo, anche se è una di quelle cose per le quali purtroppo se non ci si pensa prima c'è poco da fare.
Per stavolta i siti da visitare cercateveli da soli su Google.

Il primo dicembre era anche il compleanno di una cara amica. Mi piacerebbe che su questa Terra esistesse un link per comunicare ancora con lei. A parte i sogni, ovviamente.


 
Lessico dislessico

Ripropongo qui un interrogativo posto da Giorgia sul suo ..::MU::.. (titolo che mi ricorda tanto un raccontino di Hofstadter pubblicato nella raccolta L'io della mente):
L'uso dello stile SMS (esempio: nn so ke dire...) per distruggere la lingua italiana mi lascia sempre perplessa...posso anche capire la sua utilità quando si hanno solo 160 caratteri per comunicare qualcosa, ma quando si ha spazio illimitato, perché si deve ricorrere a cotanta barbarie linguistica???
Ma probabilmente sono io che non capisco le cose.
Boh.
Attendo con ansia un saggio di Giulio_Zu sull'argomento...
Sollecitato in cotal guisa, non posso esimermi e mi esprimo volentieri: nel caso degli SMS o "messaggini", la difficoltà di compitazione dovuta alle limitazioni della tastiera telefonica mi rende più tollerante nei confronti delle abbreviazioni. Purché queste non contribuiscano a impoverire la sostanza della comunicazione, magari sabotandola in azione concertata con gli SMS precompilati e le funzioni di completamento automatico presenti in alcuni apparecchi.

È bene tenere sempre presente il rischio di "essere parlati" dal linguaggio, se smettiamo di dominarlo e di usufruirne come strumento di espressione e crescita consapevole.
Durante il periodo del servizio militare constatai quanto la noia della naja fosse proporzionale all'appiattimento linguistico. Quello di chi passava intere giornate a ripetere a sé e agli altri formule che condensavano l'idiozia della regressione. Un rimbambimento precoce determinato dalla privazione del senso di responsabilità primario: quello della scelta personale da esercitare momento per momento. Nell'esercito, questa scelta non si esercita, ovviamente. D'altro canto, chi riusciva a far propria e ad applicare l'idea di non abbandonarsi e di scovare nicchie di paradiso anche in mezzo all'inferno, non subiva passivamente il ritornello del "Ti passa?", "Sei scoppiato?", "Oggi non mi passa più", "Una vita all'alba" e via discorrendo, ma trovava modo di continuare ad assaporare momenti di vita reale.

Tornando alla domanda iniziale, in ogni caso mi pare che il piacere di ricevere un messaggio ben scritto giustifichi ampiamente la "fatica" di operare per qualche secondo in più sui tasti. E la concisione si potrà ottenere in altro modo che non saltando le vocali.






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